Dire che senza gli anni ‘60 non ci sarebbero stati gli anni 70, non è solo un’ovvietà cronologica, ma anche il riconoscimento che nel fenomenale evento definito “anni ‘70” ritroviamo germogliati i semi piantati nel decennio precedente.
Giugno: Genova, contro il governo Tambroni ed il congresso dell’Msi
Luglio: Reggio Emilia, dopo il violento intervento della polizia a Licata, dove un bracciante viene ucciso e 4 feriti, la Camera del Lavoro di Reggio Emilia indice uno sciopero di protesta che la Questura vieta e la polizia spara sui manifestanti, 5 operai vengono uccisi.
Luglio, Roma Porta San Paolo: i carabinieri a cavallo comandati da Raimondo D’Inzeo caricano la folla.
7 luglio 1962, Torino, i primi segni della contestazione operaia ai vertici sindacali; la rivolta di piazza Statuto, per due giorni la piazza fu teatro di una straordinaria serie di scontri, i dimostranti armati di fionde, bastoni e catene eressero rudimentali barricate, caricarono più volte i cordoni della polizia, che rispose caricando le folle con le jeep, soffocando la piazza con i gas lacrimogeni e picchiando i dimostranti con i calci dei fucili. Gli scontri proseguirono fino a tarda sera, sia sabato 7 che lunedì 9 luglio 1962. Ma è nel secondo lustro del decennio che i movimenti iniziano ad assumere un respiro più ampio che travalica il senso dell’opposizione o la protesta ad un singolo episodio; spinta anche dagli avvenimenti che avvengono nel resto del mondo (la rivoluzione culturale in Cina, l’escalation della guerra in Vietnam, l’eco dei moti rivoluzionari che si espandono in America Latina con l’iniziativa rivoluzionaria di Ernesto Che Guevara, l’espandersi di un movimento mondiale contro la guerra, l’impatto di nuove correnti culturali, beat generation su tutte, ma anche l’esistenzialismo di Jean-Paul Sartre) in Italia iniziano a generarsi quei germi che mostrano i primi segnali con l’affermarsi di tendenze genericamente contestatorie, i capelloni, le minigonne, i primi accenni ad una sessualità libera), un cristianesimo sociale rappresentato in primis nella figura di don Milani, ma supportato da centinaia di esperienze di base, con l’opposizione alla riforma universitaria di Gui che sfocia nella ripresa delle lotte nelle università ed a Roma con la battaglia di Valle Giulia, con la ripartenza delle lotte operaie su indicazioni “egualitarie” ed economiche e che a Torino esprimono momenti di rivolta come a Corso Traiano (3 luglio 1969) dove migliaia di operai escono dalla FIAT e si scontrano per ore con la polizia. Ma in tantissimi settori della società inizia ad esprimersi una volontà di liberazione e di contestazione, con la presa di coscienza che molti ma molti anni dopo si sintetizzava con lo slogan “un altro mondo è possibile”; nascono pertanto associazioni che portano nella loro specificità l’aggettivo DEMOCRATICA (magistratura, psichiatria, medicina), si sviluppano movimenti per una cultura operaia, per l’istruzione di massa, per la riappropriazione della musica, i movimenti femministi.