Parlando di anni ’70 non si può prescindere dal contesto socio-culturale ereditato dagli anni ’60 e quanto accadde allora in termini culturali, politici, sociali gettò le basi per un cambiamento sostanziale della società, della famiglia e nel rapporto uomo-donna. Le lotte operaie e studentesche, la migrazione interna sempre più massiccia dal sud al nord Italia, la conseguente modificazione del tessuto sociale e urbanistico delle grandi città, la rottura avvenuta soprattutto tra settori giovanili sempre più protagonisti della vita politica del Paese e un Partito Comunista, incapace di comprendere le rivendicazioni generate da una società in continuo mutamento, sono aspetti di quelle contraddizioni che emergeranno nella loro interezza nella stagione politica immediatamente successiva al movimento studentesco del ’68 e al protagonismo operaio dell’autunno caldo del ’69, che si cercò di bloccare nel dicembre dello stesso anno con la strage eversiva di p.zza Fontana a Milano. Sul finire degli anni ’60 e inizi anni ’70 si assiste alla nascita di organizzazioni e a miriadi di gruppi politici cosiddetti di estrema sinistra o extraparlamentari in quanto non presenti in Parlamento, in netta contrapposizione al PCI considerato troppo moderato e poco determinato a difendere gli interessi delle classi subalterne, in questo senso si ricordano Potere Operaio, Lotta Continua, Avanguardia Operaia, Il Manifesto, il Partito di Unità Proletaria (Pdup), Autonomia Operaia, Democrazia Proletaria nel’75 nasce come coalizione politica per l’elezioni regionali per poi costituirsi come partito nel ’78, gruppi trotskisti, anarchici e altri più localistici come il Movimento Studentesco di Milano o l’Organizzazione Proletaria Romana (OPR) a Roma. Un aspetto non secondario che in quegli anni contribuì, alla crescita di quelle organizzazioni e gruppi, fu quella di dotarsi di strumenti di comunicazione e controinformazione quali giornali e riviste: Lotta Continua, Quotidiano dei lavoratori, Il Manifesto, Potere Operaio, Rosso per citarne alcuni e di radio: a Roma Radio Onda Rossa, Radio Città Futura, Radio Proletaria, a Bologna Radio Alice, a Padova Radio Sherwood, a Firenze Controradio, a Brescia Radio Onda d’Urto. Con l’affermarsi di questo nuovo protagonismo politico, sconosciuto e osteggiato dai partiti storici della sinistra italiana che non riescono più a controllare, si radicalizzano le battaglie e il conflitto tra lavoratori e padroni si fa sempre più duro, si estende sull’intero territorio nazionale, le rivendicazioni degli operai della Fiat, dell’Alfa Romeo, della Magneti Marelli, della Siet Siemens, delle Acciaierie, degli Edili diventano patrimonio comune e parole d’ordine per quanti in questa lotta di classe individuano il percorso per il rovesciamento dello stato borghese. Gli studenti delle scuole medie superiori e gli universitari lottano “Contro la Scuola dei Padroni” per il diritto allo studio e alla cultura garantita gratuitamente a tutti, nonché per il cambiamento di programmi didattici ereditati dall’epoca fascista e per un ruolo attivo e propositivo nella scuola e nell’università fino ad allora negato. Vi sono poi quelli più politicizzati tra gli studenti, i disoccupati ed i proletari dei quartieri periferici delle città che solidarizzano con i lavoratori in lotta direttamente davanti ai cancelli delle fabbriche o dei posti di lavoro in genere, in molti casi dopo l’inziale scetticismo da parte degli operai e dei veti di sindacati, già allora compromessi con il padrone, si crearono dei percorsi unitari di lotta.