La Domenica di Sangue a Derry, Irlanda del Nord, quando i parà Britannici aprirono il fuoco proditoriamente contro una manifestazione indetta dalla NICRA (Northern Ireland Civil Rights Association) uccidendo sul posto 13 manifestanti Irlandesi e ferendone altri 14 di cui uno a morte.
Molti dei manifestanti, in piazza per protestare contro la negazione dei diritti civili basilari imposta dall’occupazione britannica, risulteranno colpiti alle spalle mentre tentavano di mettersi in salvo, altri invece deliberatamente colpiti mentre tentavano di arrendersi, tutti in età compresa tra i 17 e i 41 anni.
a pagina 4 foto articolo da LC dell’11 aprile 1972
Alla prima inchiesta che proscioglierà le truppe Britanniche da ogni responsabilità ne seguirà un’altra che dopo travagliate vicende, nel 2010 giungerà per bocca del Primo Ministro Cameron a condannare senza giustificazioni l’operato dei Parà. Ma è solo dei nostri giorni il primo riscontro giudiziario, sia pur parziale, a carico dei responsabili della strage. È del 10 Novembre 2015 la notizia dell’arresto di un ex militare britannico accusato a 41 anni di distanza di aver ucciso un manifestante irlandese, un segnale forse di una definitiva inversione di tendenza che dovrà rivelare le ben più ampie responsabilità nascoste da decenni di insabbiamenti.
Una strage quella della Domenica di Sangue a Derry che alimenterà per anni il sentimento anti-britannico e anti-unionista della minoranza cattolica nord-irlandese, con centinaia di giovani che confluiranno nelle file dell’IRA per combattere in prima persona il governo di Londra e le sue truppe.
Una ferita insanabile comunque per generazioni di Irlandesi immortalata dalle immagini del film “Bloody Sunday” (2002) del regista Paul Greengrass e dai testi dell’omonimo brano degli U2.