La Camera del Lavoro porta i lavoratori in piazza per manifestare contro l’aggressione degli Stati Uniti a Cuba (è il periodo della “crisi dei missili”), comizio e poi corteo fino in Piazza del Duomo dove ad attendere i dimostranti c’è la polizia che attacca con gli allora consueti “caroselli” di jeep dalle quali furono investiti alcuni manifestanti.
Nicola Giardino, muratore di 38 anni e l’operaio Luigi Scalmana di 57, restano gravemente feriti, ma riescono a cavarsela, meno fortunato è il ventunenne Giovanni Ardizzone, figlio unico di farmacisti, studente presso la facoltà di Medicina e militante comunista.
La jeep investe Giovanni davanti alla “Antica Loggia dei Mercanti”, di fronte al Duomo, schiacciato contro una saracinesca, con il fegato spappolato.
Volano sassi, stanghe di ferro recuperate nel vicino cantiere della metropolitana, la folla si addensa minacciosa intorno al corpo del giovane, la polizia si ritira, la corsa all’ospedale risulta inutile perché Giovanni non riesce nemmeno a superare il pomeriggio.
Grandi le manifestazioni nei giorni seguenti in tutta Italia e grande la partecipazione al funerale di Giovanni..
I giudici avalleranno la versione che parla di morte accidentale e questo assassinio verrà derubricato come banale incidente stradale.