Il 27 settembre 1975 sono fucilati, in Spagna, cinque oppositori appartenenti all’ETA e al FRAP, organizzazioni clandestine contro il regime. Il dittatore Francisco Franco, al potere dal colpo di stato del 1936, firma la condanna a morte. Il resto d’Europa reagisce a diversi livelli. Innumerevoli telegrammi di protesta raggiungono le istituzioni iberiche. Manifestazioni si svolgono in molte capitali con attacchi alle ambasciate, ai consolati e alla compagnia di bandiera. In Olanda, perfino i ministri scendono in piazza. Vengono richiamati gli ambasciatori e si chiede l’espulsione della Spagna dagli organismi internazionali. Il 20 novembre il “caudillo” Franco, a 83 anni, muore e inizia, così, la transizione alla democrazia, che si definisce convenzionalmente compiuta nel 1982.
L’apertura del 1973, con l’affidamento, da parte di Franco, della guida del governo all’ammiraglio Carrero Blanco era stata solo apparente. A Carrero Blanco, morto in un attentato il 20 dicembre dello stesso anno, succede Carlos Arias Navarro, ex direttore della Sicurezza Nazionale. Arias ribadisce i principi del franchismo, “principi immutabili”:
Esclusione del comunismo, inteso come organizzazioni, idee, manifestazioni, incluse rivendicazioni operaie.
Unità Nazionale, negazione di qualsiasi autonomia.
Forma monarchico-parlamentare dello Stato.
Arias Navarro fu confermato dal re Juan Carlos e formò un governo fino al 1° luglio 1976, ottenendo anche la designazione di Grande di Spagna dal re.