Il 24 ottobre 1990 Giulio Andreotti, capo del governo italiano, rivelò alla Camera dei Deputati l’esistenza di Gladio, che fu quindi la prima organizzazione aderente alla rete stay-behind ad essere resa pubblica. Venne pubblicato un elenco di 622 “gladiatori”, ma da più parti questa lista è stata considerata incompleta, sia per il ridotto numero di uomini, ritenuto troppo basso rispetto ai compiti dell’organizzazione esistente da quasi quarant’anni, sia per l’assenza nella lista di alcuni personaggi che da indagini successive (e in alcuni casi per loro stessa ammissione) avevano fatto parte dell’organizzazione. Successivamente, Francesco Cossiga, dichiarò che facevano parte di questa struttura clandestina non meno di 1200 elementi. Il magistrato veneziano Felice Casson trasmise il fascicolo sull’organizzazione, per ragioni di competenza territoriale, alla Procura di Roma, la quale dichiarò che la struttura Stay Behind non aveva nulla di penalmente rilevante. Luigi Tagliamonte, capo dell’ufficio amministrazione del SIFAR e, successivamente, capo dell’ufficio programmazione e bilancio del comando generale dell’Arma dei Carabinieri, durante una delle varie inchieste che ruotarono intorno alla questione, relativamente ad una base di addestramento di Gladio dichiarò:
“Sapevo che presso il Cag (il Centro addestramento guastatori di Punta Poglina vicino a Capo Marrargiu, Alghero) si effettuavano dei corsi di addestramento alla guerriglia, al sabotaggio, all’uso degli esplosivi al fine di impiegare le persone addestrate in caso di sovvertimenti di piazza, in caso che il PCI avesse preso il potere. Tanto sapevo io trattando pratiche di ufficio al SIFAR e relative al Cag. Oggi penso, riportandomi ai miei ricordi, che la citazione dell’eventuale invasione del nostro Paese, a proposito della necessità della struttura ove era incardinato il Cag, era un pretesto. Il mio pensiero deriva dal contenuto dei contatti che avevo con il Maggiore Accasto e con il Capo Sezione CS Aurelio Rossi i quali, senza scendere nei dettagli, mi rappresentavano che il Cag esisteva per contrastare eventuali sovvertimenti interni e moti di piazza fatti dal Pci”.
La presenza di una struttura stay-behind in Italia risale al 1949, seppure con un nome diverso da Gladio. In una relazione del Comitato Parlamentare sui servizi segreti del 1995 si legge che:
“ In base a quanto risulta dalle indagini giudiziaria è fuor di dubbio che in epoca precedente alla creazione di Gladio sia esistita un’altra organizzazione denominata “Duca”, con le stesse finalità e struttura analoga, di cui sappiamo ben poco e che dovrebbe essere stata sciolta intorno al gennaio 1995 (ma in vari documenti acquisiti dall’Autorità giudiziaria si parla di organizzazione “Duca – Gladio”)”.
Gladio viene costituita con un protocollo d’intesa tra il Servizio italiano e quello statunitense in data 26 novembre 1956, nel quale però vi era stato un esplicito riferimento ad accordi preesistenti: nella relazione inviata dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e sulle stragi il 17 ottobre 1990 verrà segnalato che con quella intesa tra SIFAR (al cui comando, al tempo della stesura del protocollo, era da poco stato posto Giovanni De Lorenzo) e CIA erano stati confermati tutti i precedenti impegni intervenuti nella materia tra Italia e Stati Uniti. L’ipotesi di finanziamenti a Gladio da parte della CIA, posti in essere per lo meno fino al 1975, era già stata avanzata nel 1990 dal generale Giovan Battista Minerva (ufficiale del SIFAR e poi del SID, in servizio con il compito di direttore amministrativo tra il 1963 ed il 1975), durante le indagini sull’incidente dell’aereo Argo 16.
In Italia è stata ipotizzata da più parti (anche dalla Commissione stragi) l’esistenza di strutture nate in chiave anti-comunista nelle ultime fasi della guerra (come quelle che sarebbero derivate dalle brigate Osoppo) e nel primo dopoguerra, che poi sarebbero confluite, in tutto o in parte, in Gladio.