20 ottobre 1961: esce il film “Non Uccidere”

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Esce, anche in Italia, il film “Non uccidere”, del regista francese Claude Autant-Lara. L’argomento della pellicola, basata su una storia vera, è l’obiezione di coscienza verso il servizio militare.

Due giovani si trovano detenuti in un carcere militare francese, nel 1948. Uno, francese, per obiezione di coscienza, l’altro, tedesco, per essere stato costretto a partecipare alla fucilazione di un partigiano. L’obiettore viene condannato, l’altro assolto per aver obbedito a ordini superiori.

Scattano i divieti della proiezione e il conseguente sequestro da parte delle autorità. Il reato ipotizzato era di istigazione a disertare il servizio militare obbligatorio, “a non compiere il proprio dovere di soldato di difendere la Patria”.

Già alla Mostra di Venezia, il giudizio sul film aveva diviso i giurati.

La commissione di censura ne proibì la visione, poiché la si considerava un’istigazione a delinquere.

Il 20 ottobre 1961, la “Comunità europea degli scrittori” ne aveva disposto la proiezione al cinema Quattro Fontane di Roma, ma l’ingresso in sala era stato vietato dalla Questura per motivi di ordine pubblico, con conseguente protesta di fronte al cinema da parte di note personalità, come il socialista Riccardo Lombardi, il filosofo marxista Galvano Della Volpe, l’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, Carlo Levi, Pier Paolo Pasolini, Carlo Bernari e Raffaele La Capria, i registi Mario Camerini e Francesco Rosi e numerosi attori: Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Sandra Milo, Elsa Martinelli, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi. La protesta ebbe una vasta eco nell’opinione pubblica.

Un mese dopo, il sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, cattolico, organizzò, a sua volta, una proiezione del film per giornalisti e intellettuali, incurante dei divieti.

Anche nel nostro paese si apre il confronto sul tema. Padre Ernesto Balducci, che condivide l’obiezione di coscienza viene arrestato e condannato “per invito alla viltà del Popolo Italiano”.

Sei anni dopo, il 21 ottobre 1967, anche Don Milani sarà dichiarato colpevole per aver criticato, su Rinascita, un cappellano che aveva definito l’obiezione “un insulto alla Patria”.

Fino alla fine degli anni ’60, gli obiettori furono pochi (testimoni di Geova, anarchici, nonviolenti, socialisti e qualche cattolico); molti furono arrestati, mentre vennero presentati alcuni progetti di legge, non approvati. Dopo il ’68, si afferma l’obiezione per motivi politici.
L’esercito era considerato un’istituzione tesa a mantenere un rapporto di dominio sulla società civile.

Aumentano i giovani che accettano il carcere, piuttosto che svolgere il servizio militare.

Nel 1970/71, si verificarono obiezioni collettive per motivi politici; nel 1972 gli obiettori in carcere erano varie decine, oltre 250 testimoni di Geova.

La classe politica, incalzata dal movimento di opinione, fu costretta ad approvare il disegno di legge Marcora.
Passò così la legge 15 dicembre 1972, n. 772, che dava il diritto all’obiezione e al servizio civile sostitutivo per motivi morali, religiosi e filosofici.

La norma determinò la scarcerazione degli obiettori di coscienza e introdusse la facoltà di sostituire il servizio militare armato con un servizio militare non armato. Con questa legge l’obiezione di coscienza non veniva ancora considerata un diritto, ma un beneficio concesso a precise condizioni, mentre la gestione restava al Ministero della Difesa.

Paradossalmente, l’autore del film, Claude Autant-Lara, in tarda età, assunse posizioni opposte. Eletto al Parlamento europeo, con il Fronte Nazionale, si rese autore di affermazioni nazionaliste e negazioniste. Al punto che, successivamente, fu incriminato per incitamento all’odio razziale e costretto alle dimissioni dalla carica.

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