Il 20 marzo 1994 a Mogadiscio vengono uccisi la giornalista del TG3 Ilaria Alpi e il suo operatore Miran Hrovatin, gli assassini presumibilmente sicari locali uccidono con numerosi colpi di Kalasnikov i due reporter lasciando illesi gli autisti della Land Rover, indizio che non basterà ad orientare le indagini dal movente a scopo di rapina alla pista dell’omicidio volontario. Ilaria e Miran indagavano sui traffici di armi e sullo smaltimento illegale di rifiuti tossici nel Corno d’Africa e del presunto coinvolgimento in essi di Esercito e Istituzioni Italiane.
Solo un anno prima, sempre in Somalia, moriva il maresciallo Vincenzo Li Causi, unica vittima di un agguato dalle dinamiche poche chiare ad un convoglio militare; funzionario del SISMI e membro di Gladio, la storia di Li Causi si intreccia con le attività coperte in Italia e all’estero dei Servizi Italiani, dalla liberazione del Generale Americano Dozier ai traffici mafiosi di armi nel Trapanese scoperti da Mauro Rostagno e forse causa della sua morte. Prima di venire ucciso Li Causi entrato in contatto con Ilaria Alpi e ne era diventato una fonte di informazioni.
Le indagini sull’uccisione di Ilaria e Miran, seguiranno la pista dell’omicidio per rapina, coincidente con l’opinione dell’on. Carlo Taormina presidente della commissione parlamentare d’inchiesta istituita nel 2003, che tra i membri della minoranza di Centro-Sinistra conterà il Ministro della Difesa dell’attuale governo Renzi, on.Roberta Pinotti.
La conclusione giudiziaria del caso, vedrà sulla testimonianza di un super-testimone Ali Rage la condanna di un altro giovane somalo Hashi Omar Hassan quale autore del duplice omicidio a scopo di rapina, Hassan giunto in Italia per testimoniare contro le violenze dei Paracadutisti del Contingente Italiano contro la popolazione somala inerme, verrà arrestato in aula e condannato in via definitiva a 26 anni di carcere. E’ di questi giorni, 14 Marzo 2015 la ritrattazione di Ali Rage che alla trasmissione “ Chi l’ha visto” scagiona Hassan dopo dieci anni di carcere.
Tra i personaggi minori del lungo percorso giudiziario, da rilevare la partecipazione dei consulenti tecnici giudiziari Torri e Benedetti che dichiareranno come sparato da lontano e perciò accidentale il colpo che a bruciapelo uccise Ilaria, sovvertendo così la tesi dell’esecuzione mirata, gli stessi periti balistici che con la teoria della deviazione fortuita dovuta all’impatto in volo del proiettile con un calcinaccio forniranno alla difesa del carabiniere Placanica l’attenuante della mancanza di preterintenzionalità nell’omicidio di Carlo Giuliani