Il 25 marzo 1960 nasce il governo Tambroni, monocolore democristiano e quindicesimo esecutivo della Repubblica.
A dispetto della brevissima durata, soltanto 4 mesi, la sua formazione (ottenne la fiducia alla Camera con solo tre voti di scarto) e gli avvenimenti ad esso collegati sono parte della storia del secondo dopoguerra.
Il motivo principale del rilievo che occupa ancora oggi è dovuto al determinante appoggio ottenuto dal Msi, partito fondato nel 1946, erede diretto della repubblica di Salò. Appoggio che provocò un’ondata di proteste nel Paese, iniziate, addirittura, con le immediate dimissioni di tre ministri appena nominati: Giorgio Bo, Giulio Pastore e Fiorentino Sullo. Considerando la situazione creatasi, la stessa Dc invitò Tambroni a dimettersi, ma le dimissioni vennero respinte dal Presidente della Repubblica Gronchi, che lo invitò a chiedere la fiducia anche al Senato, circostanza verificatasi il 29 aprile.
Furono organizzate numerose manifestazioni di protesta. Durante una di queste, indetta dal Pci, il 21 maggio, a Bologna, l’intervento delle forze dell’ordine ne interruppe lo svolgimento, provocando disordini.
Il 30 giugno, a Genova, scontri tra polizia e manifestanti che contestavano lo svolgimento del congresso del Msi, al quale era stato invitato Carlo Emilio Basile, ultimo Prefetto a Genova durante la repubblica di Salò. Numerosi i feriti.
Il 5 luglio, a Licata, durante uno sciopero, viene ucciso dalle forze dell’ordine, un dimostrante.
Il 7 luglio, a Reggio Emilia, i carabinieri sparano sui manifestanti durante un’iniziativa organizzata dal sindacato. 5 morti e diversi feriti. Morti, tra i dimostranti, anche a Palermo e a Catania. Sciopero generale indetto dalla Cgil. Alcuni giorni dopo, Tambroni afferma che esiste un piano di destabilizzazione ordito dall’URSS.
Il 19 luglio Tambroni si dimette e lascia la vita politica.
Fernando Tambroni (1901-1963) giovane esponente del Partito Popolare Italiano, dopo l’instaurazione del regime fascista, nel 1926 subì un fermo di polizia. Successivamente a quell’episodio chiese e ottenne l’iscrizione al Partito Nazionale Fascista e allo scoppio della guerra fu arruolato nella Milizia contraerea ad Ancona. Nel triennio 1943-1945, abbandonò il PNF per iscriversi alla Democrazia Cristiana, senza però partecipare in prima persona alla Resistenza Partigiana. Dopo la Liberazione, fu eletto deputato della DC all’Assemblea Costituente e fu rieletto in questa carica alle elezioni politiche del 1948, 1953 e 1958.
Tra i componenti dell’Esecutivo, ricordiamo
Antonio Segni, Esteri, che, nel 1962, divenne Presidente della Repubblica;
Guido Gonella, Ministro di Grazia e Giustizia, prima e dopo Tambroni: dal 1953 al 1968;
Paolo Emilio Taviani, Tesoro, tra il ’53 e il ’74 mantiene quasi ininterrottamente un incarico da ministro in tutti i governi. Attua l’accordo denominato “Stay Behind”*, tra il governo italiano e la NATO.
Giulio Andreotti, Difesa;
Mariano Rumor, Agricoltura, successivamente due volte Ministro dell’Interno, Presidente del Consiglio dal 12 dicembre 1968 al 6 agosto 1970, Ministro degli Esteri.
Emilio Colombo, Industria, in seguito Ministro del tesoro, Ministro del Bilancio, Presidente del Consiglio dal 6 agosto 1970 al 17 febbraio 1972, Ministro delle Finanze, Ministro degli Esteri;
Benigno Zaccagnini, Lavoro, negli anni seguenti Ministro dei Lavori Pubblici, Presidente della Dc e Segretario Dc;
Oscar Luigi Scalfaro, Sottosegretario agli Interni, che divenne poi Ministro della Pubblica Istruzione, Ministro dell’Interno e Presidente della repubblica dal 1992 al 1999;
*La cosiddetta Gladio, struttura segreta incaricata di contrastare l’influenza politica e militare dei paesi comunisti, svelata da Andreotti solo nel 1990.