Il 19 maggio 1991, mani fasciste diedero alle fiamme il Centro Sociale “ Corto Circuito “ e assassinarono Auro Bruni, perché di assassinio si trattò.
Auro era un ragazzo di origine eritrea, poco più che maggiorenne e abitava in zona Romanina con la madre, un fratello e una sorella più piccoli, di tanto in tanto trascorreva dei pomeriggi e qualche serata al Centro Sociale Corto Circuito, uno spazio liberato occupato il 21 aprile del ’90 a Lamaro, zona sud di Roma, a ridosso del più popoloso quartiere di Cinecittà, che si caratterizzò fin da subito come argine alle “ culture “ razziste e fasciste, diventando ben presto un punto di ritrovo dei giovani della zona. Erano gli anni della “ Uno Bianca “ con la sua lunga scia di morti, dei fascisti di “ Movimento Politico e Meridiano Zero “, della fine dell’esperienza del Partito Comunista Italiano, della prima guerra in Iraq ad opera di Bush padre. In quel periodo si cominciava a parlare di servizi segreti deviati, dell’esistenza di una struttura paramilitare la “ Gladio “ che si prefiggeva di combattere con mezzi illeciti qualsiasi aspirazione di cambiamento in atto nel Paese, gli studenti dal canto loro, con forza, si conquistarono la scena politica nazionale, come non capitava da anni, era nato il movimento studentesco della “ Pantera “, i centri sociali, da nord a sud del paese, si moltiplicavano a dimostrazione di una ricerca continua di nuove forme di socialità.
Parlando di Auro non si può certo definirlo un militante politico, non sarebbe corretto, era un ragazzo, semplicemente un ragazzo come tanti, che aveva trovato nel centro sociale, questo si va detto, un luogo amico per poter stare con altre persone, confrontarsi e socializzare. A 25 anni dall’assassinio di Auro Bruni ancora non si conoscono i nomi di mandanti ed esecutori di un gesto così efferato, questa vicenda, purtroppo, non fa che allungare l’elenco dei delitti impuniti, oggi come allora sale forte il grido di verità e giustizia per la morte di un ragazzo, che ha avuto come unico torto quello di trovarsi in un posto considerato sovversivo per il solo fatto di esistere e che certamente dava fastidio, la sua giovane vita venne spezzata da mani assassine guidate dalla “ cultura “ dell’odio e della morte.
Con Auro nel cuore per non dimenticare.